Il progetto “gruppi d’incontro” nasce e si colloca all’interno del progetto di supporto pedagogico, “alfa per la scuola”, portato avanti negli ultimi dodici anni dalla nostra associazione. Quest’ultimo ci ha dato la possibilità di conoscere e supportare i ragazzi e le loro famiglie accompagnandoli nei momenti di difficoltà, di scelta e di crescita. Abbiamo avuto il privilegio, insomma, di entrare a far parte delle loro vite, rivestendo spesso il ruolo di un osservatore privilegiato in un rapporto che prosegue ormai da molto tempo.

Grazie alla prospettiva longitudinale e a un accompagnamento che si fa stabile nel tempo, ci siamo resi conto che a.l.f.a. , contesto associativo di grande ricchezza e rilevanza, avrebbe potuto fare di più per le proprie famiglie. Proprio per questo abbiamo pensato fosse una proposta “naturale” e quasi fisiologica proporre dei momenti di incontro nei quali genitori e ragazzi, in momenti separati, potessero parlare tranquillamente e confrontarsi tra loro su alcune tematiche ricorrenti. Nelle singole storie che le pedagogiste seguono e hanno seguito, ci sono dei fili rossi che tornano, dei temi che inconsapevolmente legano tanti ragazzi e tanti genitori, bisogni, esigenze, dubbi e interrogativi che tornano e riecheggiano spesso in maniera molto simile.

L’idea iniziale è stata quella di coinvolgere le famiglie già inserite all’interno del progetto di supporto pedagogico, per garantire a genitori e ragazzi un contesto più intimo e conosciuto, che avrebbe favorito l’instaurarsi di una comunicazione più significativa e mirata. Nonostante questo, nel corso dei mesi, si sono aggiunti al gruppo dei nuovi membri esterni al progetto di supporto pedagogico, scelta che si è rivelata da subito positiva e vincente data l’accoglienza molto calda ed entusiasta.

Nel 2016 abbiamo dato avvio alla prima edizione dei “gruppi d’incontro” rivolgendo la proposta sia ai ragazzi che ai loro genitori. Visto il successo riscosso, quest’anno a.l.f.a. ha deciso di replicare la proposta con altri sei incontri rivolti ai ragazzi. La partecipazione è stata molto ampia e il gruppo è andato via via allargandosi.

Gli incontri sono stati prima di tutto un momento informale e piacevole, in cui sperimentare tranquillità e leggerezza, senza sentire obblighi e/o imposizioni rispetto a questioni “gravose” di cui dover parlare a tutti i costi.  Del resto, anche quando sono presenti relazioni esterne abbastanza soddisfacenti, a partire dalla pre-adolescenza spesso subentra una certa difficoltà nel parlare con i pari di argomenti legati alla propria sordità, e non solo. Il gruppo in questo caso è diventato un contesto privilegiato in cui potersi aprire senza timore del giudizio.

I nostri obiettivi sono quindi stati:

  • permettere il confronto tra pari su questioni di interesse comune;
  • favorire e sostenere dinamiche di ascolto e comunicazione;
  • garantire uno spazio e un tempo di condivisione con chi vive la stessa condizione;
  • stimolare una riflessione sulla propria identità;
  • instaurare possibili nuove relazioni e creare momenti di incontro piacevole. 

I ragazzi che hanno partecipato hanno un’età compresa tra gli 11 e i 20 anni circa e si collocano in una fascia scolare tra la scuola secondaria di primo grado e il primo anno di università.

Se nel 2016 i ragazzi erano divisi in due gruppi definiti Junior (scuola primaria-medie) e Teen (scuola superiore), nel 2017 abbiamo scelto di formare un unico gruppo più vario e molto più ricco.

I ragazzi che nella seconda edizione hanno partecipato stabilmente al percorso sono stati 15, di cui 1 del primo anno di università, 9 della scuola secondaria di II grado e 5 della secondaria di I grado. Nell’ultimo incontro si sono uniti altri tre ragazzi, di cui due “nuove leve” e una “vecchia conoscenza”.

Il nostro si connota comunque come un gruppo aperto e sempre disponibile ad accogliere nuovi membri: agli incontri hanno partecipato anche dei fratelli (udenti) che avevano piacere ad “accompagnare” il proprio fratello/sorella durante il pomeriggio ed alcuni ragazzi hanno invitato degli amici (sordi e non).

La metodologia utilizzata considera il gruppo come mediatore, strumento e facilitatore della conversazione all’interno del quale sono i ragazzi ad essere supporto e sostegno gli uni degli altri. Conduttrici degli incontri sono state le due pedagogiste di a.l.f.a., già conosciute dai ragazzi, che hanno dato alle proposte un taglio e un’impronta esclusivamente educativa e pedagogica.

Gli incontri attivati in quest’ultimo anno scolastico sono stati sei, da novembre a maggio, di due ore ciascuno, oltre ad un incontro finale nel mese di giugno nel quale hanno partecipato e collaborato genitori e figli.

Come già accennato questo è il secondo anno della nostra proposta: nel 2016 il progetto si è articolato in cinque incontri per i ragazzi (divisi nei due gruppi: Teen e Junior), ed altri cinque rivolti ai genitori, organizzati in giornate e momenti diversi.

  Quest’anno invece abbiamo improntato il percorso prevalentemente sui ragazzi, poiché era emerso da parte delle famiglie un maggior interesse e curiosità oltre che ad una maggior adesione.

Ciò che ci ha spinto a riproporre e rinnovare il progetto è stato il grande entusiasmo di tutte le famiglie che hanno avuto la possibilità di conoscere nuovi amici, allargare la propria rete di conoscenze e trovare nell’associazione un supporto già presente, ma forse non ancora “attivato” nel concreto.

Quello che abbiamo proposto ai ragazzi nel corso di questi due anni è stato ampio e variegato, sempre con l’intento di farli riflettere e ragionare sulla propria soggettività: i propri punti di forza e di debolezza, le proprie difficoltà e le proprie strategie, le proprie paure e i propri desideri per il futuro. Eccone alcuni esempi:

  • Rappresentazione di sé attraverso una modalità espressiva che utilizzasse diversi materiali di recupero, ritagli di giornale, colori ecc. (gruppi 2016);
  • Rappresentazioni grafiche della propria idea di cambiamento e trasformazione (gruppo 2017);
  • Visione di cortometraggi che trattano tematiche incentrate sulle fatiche relazionali legate alla sordità (“Io straniera” gruppo Teen 2016), sull’attivazione delle risorse davanti alle difficoltà (“Wing” gruppo Junior 2016), e sulla crescita e distacco genitori-figli (“Piper” Disney-Pixar, gruppo 2017);
  • Lavoro di gruppo per la costruzione in 3-D di un oggetto comune: una giraffa. Come collaboriamo? Chi decide? Come lo realizziamo? (gruppo Junior 2016);
  • “Gioco dell’oca sulla scuola”: giocando si riflette insieme su diversi aspetti della propria esperienza scolastica: rapporti con i compagni, insegnanti di sostegno, assistenti alla comunicazione, PEI… (Gruppi 2016);
  • Incontro e confronto con un’adulta sorda affermata nel mondo del lavoro (gruppo Teen 2016);
  • Racconto e condivisione dei ragazzi delle proprie passioni e dei propri interessi, attraverso oggetti, filmati, foto (gruppo 2017);
  • Simulazioni di alcune situazioni critiche a scuola: esclusione dal gruppo durante l’intervallo, e una lezione particolarmente difficile da seguire. I ragazzi recitano improvvisando, alcuni osservano, alla fine si confrontano sulle possibili strategie (gruppo 2017).

Siamo partiti dalla constatazione di alcune difficoltà e criticità ricorrenti, abbiamo pensato di unire le forze per provare a farvi fronte, e in questo sentiamo di aver raggiunto un obiettivo importante.

Sono sordo … a chi lo dico? Come faccio a dirlo? Come hai fatto tu? Come sono i tuoi compagni di classe? Come sono i tuoi prof.? Ti aiutano? Che differenza c’è tra insegnante di sostegno e assistente alla comunicazione? Come ti trovi con l’I.C.? Quali sono le tue passioni? Come sono i tuoi genitori?

Gli spunti di discussione e riflessione sono stati davvero moltissimi, e il gruppo, per quanto molto ampio e variegato, ha saputo essere un contenitore efficace per accoglierli tutti. Non solo, si è dimostrato un contesto protetto e rassicurante in cui potersi aprire e sperimentare senza il timore del giudizio esterno, nel quale i ragazzi si sono sentiti accolti e capiti. Ci è sembrato a tal proposito un bellissimo segnale il fatto che alcuni dei ragazzi più grandi abbiano voluto invitare degli amici (sordi e non) a partecipare, come a dire “seguimi in un porto sicuro e piacevole”. Lo stesso è valso per i fratelli udenti che hanno deciso di unirsi a noi.

Insomma un gruppo con una base stabile e sicura, ma sufficientemente flessibile e aperta verso l’esterno.

Ecco il grande valore della nostra proposta: non un volersi isolare e sentirsi capiti solo da chi presenta la stessa condizione, ma un ritrovarsi per attivare un confronto, un misurarsi con chi affronta le stesse fatiche, con lo scopo di acquisire ancora più forze, risorse ed energie da spendere poi fuori, nel mondo di tutti i giorni.

Sono nate delle amicizie tra i ragazzi, ma anche tra i genitori, e questo ha fatto sì che si creasse una rete di sostegno attiva e propositiva, dando nuova linfa al contesto associativo. Non a caso infatti, il nuovo Consiglio Direttivo di a.l.f.a. quest’anno ha delle “nuove leve” che si sono messe in gioco – crediamo – anche grazie a questo tipo di iniziativa.

Nell’arco di questi due anni abbiamo visto i ragazzi maturare, alcuni hanno avuto un’importante crescita personale, acquisendo e dimostrando anche all’interno del gruppo maggiori competenze relazionali e di riflessione su di sé. Nessuno si è risparmiato, ognuno a proprio modo ha partecipato attivamente portando le proprie competenze e la propria esperienza, affidandosi fin da subito, senza incertezze o timori. Riconosciamo ai nostri ragazzi anche una grande capacità di introspezione: riflettere ad esempio sulla trasformazione non è cosa affatto semplice e scontata, scegliere una modalità grafica per farlo lo è ancora meno, eppure tutti hanno saputo farlo, con modalità diverse naturalmente, ma dimostrando un’abitudine e una predisposizione al lavoro che fa parte delle loro storie, e che sapranno certamente utilizzare come risorsa per il futuro.